Una lettera di papa san Paolo VI sul millenario dell’Arcidiocesi di Capua (966 – 1966)

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Introduzione

Il 14 ottobre 2018, Sua Santità Francesco ha elevato, insieme ad altri, papa Paolo VI (Pontificato dal 1963 al 1978) alle glorie degli altari, rendendolo, dopo un lungo ed accurato “iter” dettato dalla Chiesa, Santo a tutti gli effetti. Consultando alcuni testi presso la Biblioteca storica arcivescovile di Capua, per caso, nel fondo bibliografico di Storia Locale, abbiamo avuta la possibilità di poter visionare una interessante lettera, elegante nell’aspetto tipografico, a firma proprio di “Paulus P P. VI”, indirizzata all’allora arcivescovo di Capua, Sua Eccellenza Tommaso Leonetti (arcivescovo di Capua dal 1962 al 1978), in cui il Sommo Pontefice volle condividere la gioia, insieme con l’arcivescovo e tutto il popolo diocesano, sul millenario che nel 1966 la Chiesa particolare di Capua, stava celebrando in maniera dignitosa. Come è noto, infatti, l’arcidiocesi capuana, secondo la tradizione, vanta origini apostoliche, prima ancora che l’apostolo san Pietro giungesse a Roma. Sempre secondo la tradizione, il primo vescovo (o pastore) della comunità cristiana che stava nascendo nell’antica Capua e nel comprensorio tifatino, fu san Prisco, nonché martire. In effetti, il contenuto della Lettera Apostolica, faceva riferimento all’anno 966, cioè, quando papa Giovanni XIII, trovando rifugio presso Capua, si degnò di elevare al rango di “Arcidiocesi Metropolitana” la sede vescovile di Capua. Dunque, la lettera scritta da papa san Paolo VI fa riferimento a questo avvenimento e non alla fondazione vera propria della cattedra episcopale capuana.

 

Il contenuto della Lettera

Il 29 maggio 1966, “dal Palazzo Apostolico Vaticano”, Sua Santità Paolo VI, nel terzo anno del suo pontificato, si apprestava a scrivere una lettera “augurale” diretta “al venerabile fratello” Tommaso Leonetti, arcivescovo di Capua, in occasione dei mille anni passati, da quando, la antichissima cattedra arcivescovile venne eretta a sede “metropolitana”. L’arcivescovo Leonetti, per l’occasione infatti, informava la Sede Apostolica, che in quell’anno 1966, “un’intensa preparazione sta(va) disponendo gli animi a raccogliere dalla commemorazione degni frutti spirituali”. Per questa lodevole motivazione rivolta dall’arcivescovo Leonetti, il Papa desiderava “rivolgere una parola di incoraggiamento all’intera arcidiocesi, a suggello della comune esultanza per la data millenaria, e a pegno del Nostro affetto paterno”. L’avvenimento, a dire del pontefice “merita(va) veramente il dovuto rilievo”, dato che la “nobile tradizione di Capua” si estendeva ben oltre quei mille anni, perché fin dai suoi inizi la sede arcivescovile capuana rivestiva, senza alcun dubbio, “un’immagine splendente per l’esempio dei suoi Santi e per il numero delle sue sacre memorie”. L’elevazione al rango di sede “Metropolitana”, andava in qualche modo a portare un alto riconoscimento da parte di papa Giovanni XIII, “a tanto prestigio storico e spirituale”. In mille lunghi anni, infatti, Capua aveva corrisposto a questo onore, “distinguendosi per il suo attaccamento costante alla Cattedra di Pietro, per il fervore di fede dei suoi figli, manifestatosi in elette espressioni di culto e di pietà”, attraverso le figure dei suoi arcivescovi metropoliti, fra i quali, Paolo VI volle ricordare in special modo “il Dottore della Chiesa S. Roberto Bellarmino”, il quale governò l’arcidiocesi soltanto tre anni, pochi, ma di “intenso e fruttuoso ministero”. L’altro arcivescovo metropolita di Capua che, il papa volle ricordare senza esitazione, era il cardinale Alfonso Capecelatro, “la cui eletta fama di letterato e di Pastore è(ra) tuttora viva nell’arcidiocesi”. Continuando a scrivere, Paolo VI confidava nel fatto che, vi sia stata “la consapevolezza della continuità con un passato tanto glorioso” e, nell’ ottica post – conciliare, i figli dell’arcidiocesi Capua si fossero “gioiosamente” impegnati nei compiti dettati dalle norme conciliari, nel “far onore alla Chiesa, di dilatare il Regno di Dio nella vita familiare e sociale, di formare a pienezza di ideali umani e cristiani la gioventù, che si prepara(va) a prendere il suo posto nella società”. Ad ogni modo, Paolo VI, spronava tutto il popolo diocesano, con riferimento al traguardo raggiunto di mille anni, “ad un rinnovato programma di azione diocesana e parrocchiale”, affinché, in futuro “la diletta arcidiocesi” fosse stata veramente “una luce sul candelabro, una città sul monte”. L’augurio cordiale, era infine affidato “all’intercessione della SS. ma Vergine Assunta, celeste Patrona”.

Fonti:

  • Biblioteca storica arcivescovile di Capua, Lettera di S. Santità Paolo VI, a S. Ecc. Rev.ma l’Arcivescovo di Capua in occasione del Millenario dell’Arcidiocesi, 966 – 14 agosto – 1966.

 

  • AA. VV., Il canonico Giuseppe Maccariello di Casapulla: a cento anni dalla morte 1910 – 2010, Casapulla 2010.

(l’arcivescovo Tommaso Leonetti durante un solenne pontificale)

 

 

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