Il critico d’arte Paolo Battaglia interviene sul tema dell’accoglienza

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È quantomeno singolare e fa seriamente riflettere il fatto che in Italia – per antonomasia Paese dell’accoglienza migratoria – la stragrande maggioranza dei Comuni, o forse la totalità di questi, non riesca ad accogliere sui propri mezzi pubblici urbani i meno fortunati, stranieri o connazionali, esentandoli dal ticket. Ma è davvero l’Italia il Paese dell’accoglienza o, potrebbe essere legittimo chiedersi: l’Italia è forse il Paese dell’accoglienza ad arte? A Palermo, Cremona, Milano, Napoli, Roma, e così via sono frequenti le liti che forse giustamente le cronache traducono in aggressioni: è di queste ore la notizia di una donna che all’estrema periferia di una città italiana stava viaggiando insieme con il marito su un tram, e che alla richiesta del controllore di esibire il biglietto, dopo una breve discussione, lei avrebbe reagito con sputi e schiaffi. Non che una reazione di questo tipo sia da considerarsi giusta ma, in tutta povertà, potrebbe essere quella l’unica di cui dispone la signora per esprimere il proprio disagio e disappunto rispetto all’ingiustizia sociale. Il colto amministratore, sia esso sociale, o politico, o giudiziale, o legislatore che sia, compia il dovere di non trascurare questi fenomeni e si obblighi di distinguere e discernere lo stato di bisogno dalla pirateria brigantesca messa in atto da chi vuole impadronirsi del bene del contribuente. Il fatto che i Comuni, le Regioni, e forse pure lo Stato, non attuano politiche di esenzione del biglietto per il trasporto urbano dei meno fortunati impedisce de facto la piena parità e l’eguaglianza tra cittadini nella vita sociale, culturale ed economica, impedisce perciò la libertà de iure. Un preciso dovere dello Stato – avverte Paolo Battaglia La Terra Borgese – consiste nel promuovere il miglioramento materiale, intellettuale e morale della nazione. E il Paese dell’arte, quella che consente all’uomo di sviluppare, approfondire e difendere valori etici e metafisici, morali ed esistenziali, sociali e filosofici in divenire in ogni tempo, bisogna che qualche domanda se la ponga.

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