La concessione del Regio Exequatur per la nomina di monsignor Mario Palladino a vescovo di Caserta (1913)

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Introduzione

Il giurisdizionalismo è una particolare politica ecclesiastica volta ad estendere la giurisdizione e il controllo dello Stato sulla vita e sull’organizzazione delle Chiese, cioè di quella specie di struttura giuridica parallela rappresentata dai diritti e dai privilegi ecclesiastici. Di particolare importanza fu l’introduzione del placet regio e dell’exequatur, con cui l’autorità statale si riservava il diritto di approvare i provvedimenti della Chiesa e in particolare il conferimento dei benefici ecclesiastici vacanti. Si cercò anche di limitare la cosiddetta “manomorta”, cioè il complesso dei beni posseduti dalla Chiesa e dalle corporazioni religiose; vennero riformati o soppressi alcuni ordini religiosi; si cercò di ridurre le intromissioni delle autorità ecclesiastiche in ambito temporale; si limitò considerevolmente il privilegio del foro, concedendo ai sudditi di appellarsi al sovrano in caso di sentenze e giudizi ecclesiastici.

 

I. Un prelato “umanista”

Dal “Catalogo dei Vescovi di Caserta: con cenni biografici”, opera a stampa edita nel 1953 dalla Diocesi di Caserta, è possibile conoscere le biografie dei vescovi che, nel tempo, si sono succeduti al governo della diocesi. Nel caso di monsignor Mario Palladino, sappiamo che “apparteneva a distinta famiglia napoletana, ma nacque il 10 aprile 1842 a Campobasso”, città presso la quale il padre ricopriva la carica di Procuratore Generale alla Corte di Appello. Una volta compiuti gli studi ginnasiali presso l’Istituto dei Nobili in Napoli, all’età di 18 anni seguì la sua vocazione sacerdotale, entrando nel Liceo Arcivescovile di Napoli, dove intraprese gli studi religiosi. Terminati gli studi, il 27 dicembre 1878, venne ordinato sacerdote nel duomo di Napoli per mano del cardinale Sisto Riario Sforza. La sua vita però non fu soltanto caratterizzata dal raccoglimento e dallo studio, ma, allo stesso tempo, “coltivò con ardente passione”, oltre le lingue classiche “che gli conferirono uno stile puro come limpido cristallo”, anche lo studio della filosofia “che gli donò la facoltà di cogliere i nessi intercedenti fra gli obbietti più remoti”. Il prelato risultava, inoltre, innamorato della figura del grande poeta e scrittore Dante Alighieri, da cui “ne trasse un accrescimento di fervore alla sua nativa squisita sensibilità” e per questo, infatti, monsignor Palladino venne considerato “un poeta delicato e ardente”. Agli inizi del Novecento, all’età di 60 anni, Mario Palladino, accettò la nomina quale vescovo di Ischia, il tutto, “dopo reiterate rinunzie”. Il solenne ingresso del presule Palladino, presso la sede vescovile ischitana avvenne nel settembre 1901. Dodici anni dopo, il 1913, monsignor Palladino venne trasferito alla sede vescovile casertana, dove fece il suo solenne ingresso il 30 novembre 1913. Il suo episcopato, certamente, non risultò facile, anche perché esso cadde con lo scoppio del Primo Conflitto Mondiale. Un episcopato però, caratterizzato da una fervorosa azione pastorale, senza tuttavia abbandonare la sua passione per le materie umanistiche. La mattina del 15 ottobre 1921, mentre celebrava la santa messa, “fu colpito dopo l’elevazione da trombosi celebrale” e dopo due giorni di agonia, il 17 ottobre, spirò la sua anima al Signore. Il corteo funebre vide accompagnare la salma del presule “fra le lacrime di una folla immensa e fu tumulata nella Cappella dei Canonici nel cimitero di Caserta, in attesa di una più degna sepoltura”.

 

II. La concessione del Regio Exequatur da parte delle Autorità governative

Trasferito dalla Sede episcopale ischitana, per poter essere incardinato presso la sede episcopale casertana, monsignor Mario Palladino, aveva ottenuto tale trasferimento per effetto della Bolla Pontificia del 4 giugno 1913, a cui però andava allegato il Regio Exequatur. A tal proposito, il procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli chiedeva di poter “assumere informazioni atto a stabilire come sarebbe accetta(ta) dal clero e dai cittadini della Diocesi di Caserta, il trasferimento di Monsignor Palladino nella Diocesi predetta”. Per la concessione dei Regi Exequatur, le Autorità governative, dovevano, innanzi tutto, informarsi sui principali aspetti della vita dei prelati. Nel caso di monsignor Mario Palladino, risultava “nativo di Napoli ed è(ra) figlio di un ex Procuratore Generale della Corte di Appello”. Risultava poi, che il presule era “preceduto dalla fama di letterato, filosofo e missionario”. Il Palladino era inoltre apprezzato e stimato per il suo “animo umile e caritatevole”, tanto che a Caserta era già “molto conosciuto e stimato, avendo insegnato a Napoli nel collegio dei Bianchi, ove affluirono molti giovani appartenenti a famiglie aristocratiche di questa Provincia”. Quindi, nella totalità, il trasferimento di monsignor Palladino dalla Diocesi di Ischia “in questa Diocesi è(ra) stato molto bene accetto dal Clero e dai cittadini”. Informazioni sul conto del prelato, furono raccolte anche dalla Legione dei Carabinieri Reali di Napoli, tramite la Divisione di Caserta, la quale affermava che il trasferimento di monsignor Palladino dalla sede episcopale di Ischia a quella di Caserta, era stato dal clero e dai cittadini “accolto con la massima compiacenza, essendo note nella intera diocesi la sua dottrina e le sue speciali qualità di uomo pio, caritatevole e zelante nei doveri del suo ministero”. La Procura Generale del Re presso la Corte di Appello di Napoli, faceva pervenire, dopo il lungo iter burocratico che aveva coinvolto monsignor Mario Palladino, il “rilasciato decreto di regio Exequatur su la provisione Pontificia del 4 giugno 1913”. Con questa attestazione dunque, “al Prelato fu conferita la nomina di Vescovo della Mensa Vescovile di Caserta”.

(Monsignor Mario Palladino ritratto in una fotografia dell’epoca)

 

Fonti

  • Per l’Introduzione, si rimanda all’enciclopedia online “Treccani” alla voce “Exequatur”.
  • Diocesi di Caserta, Catalogo dei Vescovi di Caserta: con cenni biografici, Caserta 1953.
  • Archivio di Stato di Caserta, Prefettura Gabinetto, Busta 62 – Fascicolo 683.

 

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