Curiosità sul Palazzo Menditto, sede della prima Banca Agricola Commerciale di Casagiove

Considerazioni sulla Banca Agricola Commerciale e sul disfacimento amministrativo del Comune di Casagiove, da un articolo giornalistico del periodico “L’Unione”, datato 8 dicembre 1904

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Introduzione

In un nostro precedente saggio storico, riguardante due Enti creditizi che, erano sorti in Casagiove agli inizi del Novecento, si è potuto appurare, senza smentita alcuna, di come in quell’epoca la comunità casagiovese sia stata protagonista di un vero e proprio risveglio sociale e culturale. Questi Enti di Credito, compresa la Banca Agricola Commerciale, erano stati istituiti per il bene esclusivo del popolo, in particolare per il bene delle classi sociali meno abbienti, quali: agricoltori, artigiani, allevatori ecc… Nonostante la buona volontà da parte di alcuni, di mettere su importanti Opere sociali, in quella stesso anno, la “macchina amministrativa” del Comune di Casagiove, non funzionava a dovere, tanto da farne redigere un paragrafo nel periodico “L’ Unione”, così da mettere al corrente della faccenda negativa, non solo i cittadini casagiovesi, ma pure i cittadini dell’intera Provincia di Terra di Lavoro.

I. La Banca Agricola Commerciale

Sorta “da poco tempo, mercé la nobile iniziativa di quattro egregi gentiluomini”, la Banca Agricola Commerciale aveva sede presso il palazzo del cavalier Giuseppe Menditti, sito nella via Iovara. Lo scopo di questo Ente bancario risultava essere “dei più santi e dei più nobili”, attivando l’agricoltura, l’industria e il commercio locale, cercando di “strappare i poveri agricoltori ed i piccoli commercianti ed industriali dalle grinfie degli usurai”. Allo stesso tempo, l’Ente era utile nell’ agevolare, “mercé prestiti a tasso minimo, tanti poveri lavoratori di terre”, i quali, non vedevano, a causa della mancanza di mezzi, “realizzare speranze, sacrifizii e sudori”, sollevando infine, le sorti dell’agricoltura paesana “dalla continua depressione”. La Banca Agricola Commerciale possedeva “attrezzi agricoli, concimi chimici e quanto altro occorreva a migliorare le condizioni dei nostri terreni”. Questi mezzi, indispensabili per la lavorazione della terra, venivano concessi agli agricoltori “con le più larghe facilitazioni”. I nomi dei quattro gentiluomini che avevano “impiantata la nobile e santa istituzione”, lungo le righe dell’articolo giornalistico, restavano nell’ anonimato più totale, affinché si fosse saputo che essi erano abituati “a fare il bene senza pigliarsene vanto, e senza menarne scalpore”.

II. La “poco lodevole” azione amministrativa comunale

Al momento della redazione dell’articolo giornalistico, risultava che l’Amministrazione comunale “non funziona(va) da parecchio tempo”, a causa della assoluta disorganizzazione di elementi e per la completa mancanza di omogeneità in coloro che componevano il Consiglio comunale. Malgrado l’attività svolta dal sindaco Michelangelo Pepe e dai due Assessori che, a quanto pare, gli erano “compagni nell’ amministrazione”, il Consiglio Comunale non si riuniva dal mese di maggio e allo stesso tempo, si confermava che lo stesso era “nella impossibilità di potersi riunire”. Procedendo in questo modo, però, le “pratiche necessarie” gemevano negli archivi, poi, “le commissioni importanti” aspettavano di essere costituite, ed infine, quello “che più monta(va)”, riguardava il bilancio, il quale ovviamente, non poteva essere fatto. La Giunta comunale era composta da sei assessori, ma già dal mese di aprile 1904, “appena due” prendevano parte “alle tornate” e la stessa cosa era avvenuta per le poche tornate che si era tentato di indire in quegli ultimi due mesi (aprile e maggio), a cui prendevano parte “appena otto o nove o al minimo dieci”. Nella totalità, nonostante la buona volontà del sindaco “e dei suoi due compagni”, l’Amministrazione Comunale era “in pieno disfacimento” e, a tal proposito, occorreva che il Prefetto di Caserta avesse provveduto “una buona volta; ma efficacemente e radicalmente”, a prendere i dovuti provvedimenti. Al termine dell’articolo giornalistico, i redattori invitavano alla lettura l’onorevole Carlo Schanzer, il quale ricopriva la carica di Direttore generale dei servizi amministrativi, affinché avesse sollecitato e anche lui di prendere i dovuti provvedimenti che avrebbero, in qualche modo, non rinsanguato, “ma a ridar vita nuova allo stremato organismo amministrativo” del paese.

Fonti

Archivio di Stato di Caserta, Prefettura Gabinetto – Busta 97, Fascicoli 1071 – 1078.

 

(Michelangelo Pepe, industriale molitore e sindaco di Casagiove)

 

Foto in evidenza raffigurante l’interno del palazzo Menditti oggi, un tempo sede della Banca Agricola Commerciale.

 

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