Mostra personale di Laura Niola al Museo Arcos

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Sarà inaugurata sabato 15 febbraio p.v. alle ore 17,00, presso il Museo Arcos di Benevento alla via Stefano Borgia, la personale dell’artista Laura Niola daltTitolo “Dentro di me…” a cura di Ferdinando Creta, direttore artistico del polo espositivo della Provincia .

Lo comunica il Presidente dell’ente Antonio Di Maria.

La mostra di Niola rappresenta un momento alto della stagione artistica 2020 del Museo Arcos di Benevento, anche per i caratteri di originalità del tema e della impostazione.

La personale di Laura Niola infatti nasce nel 2016 da un’idea del direttore Creta, che chiese all’artista di realizzare una mostra a tema su Benevento con opere pensate appositamente per Arcos: Laura Niola. Dentro di me… è la risposta magica di un’artista che, e il titolo la dice lunga, dentro è “oniricamente strega”. Una mostra dunque che coinvolge uno dei miti che meglio si incarnano con Benevento.

La personale raccoglie un ciclo di lavori di questi ultimi anni della artista.

Si tratta di sculture in fusione e di complesse installazioni, dove la composizione sembra trovare analogie fra l’anatomia e la scenografia, quasi foto di performances nelle quali il forte impatto si dirama nell’ambiente e crea un inaspettato coinvolgimento fisico emotivo.

Niola in Dentro di me… propone un diverso modo di concepire l’opera: le sue sculture sono la proiezione del suo sentire nell’intimo, una sorta di dinamismo percettivo esplosivo, dove materia, volume e colore diventano un’unità articolata e indissolubile che fonde oggettività e rappresentazione.

L’artista, che ha vissuto con intensità e convinzione il passaggio da un’arte più analitica a un’arte più aperta a istanze emozionali e ambientali, nella mostra beneventana riassume con forza questa traccia e declinandola con avventurose invenzioni linguistiche, espone sé stessa.

Niola è cresciuta, ancora memore e partecipe di rituali contadini, di tradizioni sprofondate à rebour, verso il passato, ma al tempo stesso ha condiviso la leggerezza di un’epoca che improvvisamente credeva di poter tutto e, forse, anche l’entusiasmo di una città invasa dall’arte quasi di colpo, una città capita e amata da grandi e grandissimi, propiziata dalle intuizioni amare e geniali di alcuni intellettuali, artisti e galleristi.

Stiamo parlando della Napoli di Joseph Beuys, di Andy Warhol, di Mimmo Paladino, di Nino Longobardi e dell’esaltazione delle differenze, del luogo dove per alcuni anni e in alcuni contesti la marginalità poteva sembrare la fucina più adatta per forgiare la riscossa e inventare nuovi processi, nuove costruzioni di centralità.

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