Episodi “turbolenti” dell’era fascista a Casagiove

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Premessa

Gli episodi “turbolenti” dell’era fascista che qui si presentano, seppur in maniera “marginale”, ci aiutano a comprendere quale fosse lo stato d’animo della popolazione da un punto di vista sociale. Certamente, il periodo fascista è stato, specialmente politicamente, un periodo caratterizzato da tensioni, preoccupazioni e talvolta paura. Erano soprattutto le parole che, specialmente in occasione di comizi e adunate, potevano in qualche modo fomentare gli animi degli individui, conducendoli talvolta a compiere azioni violente. Un dato del tutto obbiettivo che traspare dalla documentazione consultata, è il numero di iscritti al Partito Nazionale Fascista – Delegazione Provinciale del Movimento Giovanile di Terra di Lavoro, dove, attraverso la Tabella Dimostrativa dell’Organizzazione del Circondario di Caserta, è stato possibile appurare che al gruppo dei Balilla di Casagiove, guidati dal “Fiduciario” Artemisio Bondi, erano affiliati ben 85 iscritti, un dato numerico quest’ultimo, non di poco conto (Archivio di Stato di Caserta, Prefettura Gabinetto, busta 314 – fascicolo 3641). Il primo episodio è di pura “prepotenza” e subito venne sedato, il secondo invece, risulta essere più “crudo”, anche se tuttavia nessuna violenza venne commessa nei confronti di persone, grazie al coraggio e alla determinazione di circa 500 donne che, armate alla buona, riuscirono a far allontanare i fascisti da Casagiove, riportando la calma.

 

I. L’occupazione militare fascista del circolo “Ideal” di Casagiove

Attraverso il “Mattinale” del 14 febbraio 1922, il prefetto di Caserta era stato avvisato “per telefono” e dalla stazione dei Reali Carabinieri e dal segretario politico di Casagiove che, la sera precedente (13 febbraio 1922) “verso le ore 23.30”, presso la sede del circolo “Ideal” era avvenuto uno spiacevole episodio. Durante una festa che in quel circolo si svolgeva, infatti, “i fascisti in gran numero invitati ed intervenuti”, ad un certo punto chiesero “che fosse suonato il loro inno”, il quale prontamente venne intonato. Dopo le prime note però alcuni soci del citato circolo “annunziavano bruscamente interrompendo che la festa era finita”. Pertanto, mentre la sala si sgombrava, i fascisti ritenendosi offesi, “si facevano consegnare dal Presidente del circolo le chiavi occupando militarmente il locale”. Dell’accaduto venne immediatamente avvertito l’avvocato Raffaele Di Lauro, il quale precipitatosi a Casagiove, “con le dovute forme” chiese “il richiamo e lo sgombro” dei fascisti dal circolo con la conseguente consegna delle chiavi al Presidente, “cosa che l’avv. Di Lauro prontamente faceva”, pregando nel contempo quel Maresciallo (dei Carabinieri) “dell’esecuzione immediata”.

  • Archivio di Stato di Caserta, Prefettura Gabinetto, busta 312 – fascicolo 3605.

 

II. Fascisti scalmanati alla volta di Casagiove

Un telegramma del 20 gennaio 1924, comunicava alla Direzione Generale di Polizia della “conferenza di propaganda tenuta qui in quel giorno nel teatro Vanvitelli (di Caserta) alla presenza di 1500 persone”. Si trattava di una conferenza tenuta dal professor Roberto Cantalupo, “che fu acclamatissimo”, e a cui convennero “circa 10000 fascisti ed operai dei Sindacati Nazionali”, che sfilarono “coi vessilli per le vie della città”. Allo stesso tempo fu anche comunicato che “nelle ore pomeridiane” un nucleo di fascisti raggiunse la vicina Casagiove, ove nella mattinata si era insediata la nuova Amministrazione Comunale “composta di dissidenti fascisti” e guidata dal neo sindaco colonello Giuseppe Castiello, riuscì a rompere il lucchetto del Circolo Nazionale “dei dissidenti” riuscendo ad entrare, senza tuttavia commettere “danneggiamenti e violenze alle persone”. Subito però intervennero per ristabilire la calma, funzionari e carabinieri, così che i fascisti abbandonarono il locale ed alle ore 17.00 “si allontanarono da Casagiove”. I locali del Circolo Nazionale casagiovese, come è scritto nel telegramma: erano contesi dalla Sezione Fascista “perché ne costituivano la loro sede prima della scissione, in seguito alla quale passarono ai dissidenti fascisti”. A ricostruire in maniera dettagliata tutta la vicenda messa a punto dai fascisti provenienti da Caserta, furono i redattori del giornale “La Voce Repubblicana”, i quali esordivano ironicamente nell’articolo dicendo che: “La giornata fascista di domenica non poteva passare senza che gli ospiti lasciassero alla nostra popolazione un gradito ricordo della loro visita”. Accadde infatti che “verso le quattro del pomeriggio”, numerosi militi “in borghese” della Centuria di Teano uniti ad una squadra di Carinola, al comando dell’ex massone centurione Cipriani, “armati di tutto punto”, si recarono nel vicino comune di Casagiove “per punire l’audacia temeraria dei dissidenti” che avevano avuto “l’ardire di battere la lista ufficiale nelle ultime elezioni amministrative”. I “coraggiosi eroi” allora, giunti nei pressi del Circolo Nazionale, ove si riunivano i “Padovaniani” (coloro che appoggiavano Aurelio Padovani,  militare, sindacalista e politico, leader del fascismo campano). “con le rivoltelle in pugno” imposero la chiusura delle finestre e fermavano i passanti “fra lo sgomento della popolazione”. Una volta assicuratisi della presa di possesso della piazza, “con un’ascia, dopo mezz’ora di lavoro” erano finalmente riusciti a forzare la porta del locale ed entrare. All’interno del Circolo, i militi fascisti distrussero tutto ciò che avevano sottomano, comprese “le effigi dei loro numi”. All’ira funesta non sfuggì neppure l’effige del duce Benito Mussolini e l’insegna esterna venne sostituita con un’altra che arrecava la seguente dicitura: “P. N. F. Sezione di Casagiove”. Conclusasi l’azione distruttrice all’interno del Circolo Nazionale, iniziò la caccia all’uomo da parte dei fascisti, domandando ove fosse il domicilio del Sindaco e dei consiglieri comunali, ma i “loro amici” e le persone fermate per strada, “forse anch’essi nauseati” non vollero dare le indicazioni richieste. La banda di fascisti armati allora, si diresse alla volta della vicina frazione di Coccagna “per rintracciare il capolista dei dissidenti signor Castiello”. Una volta giunti al crocevia (incrocio via Castiello), il maresciallo dei Carabinieri gli “consigliò di tornare indietro” perché poco più avanti, vi era ad attenderli “una turba di oltre cinquecento donne armate di tridenti, badili e forche”, mentre in paese “altre preparavano acqua bollente ed altri mezzi di difesa improvvisati decise a rintuzzare la violenza con violenza”. Vista la “mala parata” il gruppo di fascisti “impressionati dalle dichiarazioni del maresciallo”, tornarono subito “sui loro passi” minacciando e terrorizzando però “con le rivoltelle in pugno” donne e fanciulli. Un picchetto armato che venne chiamato in rinforzo, “giunse solo per proteggere la ritirata dei valorosi” e una volta messi in salvo, avevano fatto ritorno in caserma “carico di allori”. La popolazione di Casagiove, “indignatissima” per l’accaduto, decise allora di sporgere “regolare denunzia dei fatti suaccennati” al Procuratore del Re, “chiedendo di essere tutelata nei suoi sacrosanti diritti contro l’arbitrio dominante”.

  • Archivio di Stato di Caserta, Prefettura Gabinetto, busta 314 – fascicolo 3643.

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