Violenza sulle donne, ad ArTelesia lo spettacolo “Il nome potete metterlo voi”

La pièce teatrale verrà rappresentata contemporaneamente in 50 città italiane con 50 attrici diverse. Per il Social Film Festival Artelesia sarà Barbara Villa a interpretare la storia di una donna che si racconta attraverso i personaggi femminili della letteratura.

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Benevento, 25 novembre 2021_In occasione dell’odierna “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, la XIII edizione del Social Film Festival ArTelesia porterà il pubblico a riflettere su questo tema quanto mai attuale con l’anteprima nazionale dello spettacolo di Mauro Monni “Il nome potete metterlo voi”, con Barbara Villa.

La pièce teatrale ruota attorno all’interpretazione della storia di una donna che si racconta attraverso i personaggi femminili della letteratura e sarà rappresentata contemporaneamente in 50 città italiane con 50 attrici diverse. Per il Social Film Festival Artelesia sarà proprio Barbara Villa a salire sul palco in cui metterà in scena un testo privo di retorica, divertente e drammatico, come la vita della protagonista che si descrive attraverso quei libri, consumati da sempre con avidità.

Il tema della violenza alle donne, come ci ricorda l’attualità, è amaramente ricorrente e la rassegna internazionale del cinema sociale gli dedica ogni anno ampi spazi di discussione, porta a riflettere e lancia messaggi chiari al proprio pubblico attraverso gli occhi dei registi e le loro pellicole.  Fra tutte due in programmazione oggi. “Sola in discesa”, un corto di Claudia di Lascia che ci fa entrare nella storia di una donna che in un ascensore simbolico ripercorre la sua vita e incontra tutti gli uomini che hanno abusato di lei fisicamente o psicologicamente. Attraverso gli occhi della protagonista, vengono rivissute in prima persona le azioni e i simboli di violenza nei confronti di tutte le donne. Nel frattempo, l’ascensore scende e la protagonista diventa via via più giovane fino a diventare una bambina. “Il rispetto per le donne si impara fin da piccoli” recita un cartello in sovrimpressione. In “The Wedding Cake” di Monica Mazzitelli una giovane donna è costretta a prostituirsi per saldare i debiti dell’ex marito. Il suo destino è narrato attraverso le miniature Playmobil e una torta nuziale che scompare insieme alle illusioni della donna. L’obiettivo di The Wedding Cake era la creazione di un cortometraggio che trasfigurasse il contenuto narrativo, una storia vera, in un’opera dal valore estetico, utilizzando forme d’arte contemporanee e innovative.

Ma anche nei prossimi giorni il tema continuerà ad essere presente. “The Recess” esplora l’oppressione di genere nella società iraniana. Nel corto del regista Navid Nikkhah Azad ispirato ad eventi realmente accaduti, la diciassettenne Sahar è determinata a guardare la sua squadra di calcio preferita giocare per il campionato. Non potendo partecipare a eventi sportivi da donna, Sahar si traveste da ragazzo con l’aiuto dei suoi amici. Le cose prendono una svolta tragica quando il travestimento di Sahar viene scoperto.

Più che mai centrato nella giornata odierna per il nome stesso del corto, “The Red Shoes” di Isabella Weiss di Valbranca è la storia dell’attivista Daniela Falanga, all’anagrafe Raffaele, primo figlio di un boss mafioso in Campania. Il viaggio di Daniela per diventare ciò che è ora è stata una lotta, contro la sua famiglia criminale e la società sessista. Oggi è la prima donna trans ad essere Presidente di Arcigay Napoli e si batte per i diritti LGBT.

Sono 45 i film selezionati per il Concorso Internazionale, sui 1600 iscritti tra corto e lungometraggi, di cui 2 anteprime mondiali. La XIII edizione mette al centro il tema della Rinascenza, una ripartenza che trova nell’arte il suo strumento privilegiato, per affrontare i cambiamenti sociali, di cui il Festival è attento occhio e abile scrutatore: dall’omofobia alla violenza contro le donne, dal bullismo alla lotta per diritti fondamentali, dall’immigrazione all’integrazione, dalla solitudine alle domande sulla fine della vita, dai conflitti mondiali alla guerra contro i lasciti della pandemia, dalla disabilità alla diversità in tutte le sue forme come espressione di bellezza e ricchezza.

Le proiezioni dei film in concorso sono visibili oltre che in presenza anche accedendo al sito del festival nelle 24 in cui il film viene proiettato in sala www.socialfilmfestivalartelesia.it . 

“Serve un cambiamento culturale, una presa di coscienza da parte di tutti, professionisti del settore e opinione pubblica. Una rivoluzione che passa dalla formazione, l’aggiornamento, la discussione, il confronto. Raccontando storie non per forza mainstream, costruendo copioni per attori con disabilità. – precisa Francesco Tomasiello – Noi, con il nostro festival, proviamo a fare la nostra parte, sperando che siano in tanti a seguire il nostro esempio”. Questo e molto altro è il Social Film Festival Artelesia, messaggero di senso verso il mondo dei giovani e portavoce del loro universo al mondo adulto, occhio attento di indagine e voce amplificatrice, in cui il cinema è il media fondamentale scelto per il dialogo osmotico tra le parti. Perché, come afferma il regista Ingmar Bergman “Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima”.

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