Gea Martire in “Mio figlio sa chi sono” di Paolo Coletta e Silvana Totàro, al Teatro Nuovo

Mescolando passato, presente e futuro, la protagonista ricompone i pezzi di una vita in una sequenza parallela, attraverso una personale riscrittura eretica

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Paolo Coletta con la collaborazione di Silvana Totàro, filosofa e psicoterapeuta, ha scritto per Gea Martire un personaggio dai tratti forti e inequivocabili in Mio figlio sa chi sono, che, dopo l’anteprima a Pietrelcina nell’ambito del Campania Teatro Festival 2021, debutterà, giovedì 16 dicembre 2021 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 19), sul palcoscenico del Teatro Nuovo Napoli.

Presentato da Koan Concept House, l’allestimento, di cui Paolo Coletta firma musiche e regia, Teresa Acone i costumi e Davide Piscicelli il suono, porta in scena la storia di una donna alle prese con gli ultimi giorni del proprio figlio tossicodipendente.

Una famiglia importante la sua, una vita e una carriera felice, un amico d’infanzia che la accompagna da sempre, un figlio ingombrante, la Chiesa e la religione, e, come in uno specchio rifrangente, la vita di una madre fuori dagli schemi, come un thriller.

La scena è ambientata in un interno disabitato di un appartamento alto-borghese. A un anno dalla morte del figlio avvenuta proprio in quella casa, Nicole torna per incontrare l’amico di una vita che inspiegabilmente l’ha convocata lì.

I due si sono persi di vista dal giorno della tragica scomparsa del ragazzo. L’uomo tarda ad arrivare, così dalle stanze vuote riaffiora il ricordo di un anno prima, quando la donna si era ritrovata costretta a condividere quelle stanze con il suo unico figlio.

Come in un gioco di matrioske, la verità dei fatti accaduti la notte di tre giorni prima si dipana mescolando passato, presente e futuro, costringendo Nicole a ricomporre i pezzi del puzzle di una vita intera.

In un’implacabile ricostruzione di eventi misteriosamente corrispondenti a quelli della Sacra Famiglia, la donna precipita a poco a poco in una spirale spazio-temporale in cui niente è più ciò che sembra.

Come una tigre in gabbia, Nicole porta tenacemente avanti la sua sfida identitaria di donna prima che di madre, rivelando una dopo l’altra le stazioni dell’autodistruzione del figlio, fino all’estrema decisione di “lasciarlo andare” al suo destino.

Quando tutto sembra ricondursi all’ordine iniziale, quando nessuno avrebbe potuto farle dubitare della presenza sicura e affidabile di Vincent, Nicole si ritroverà a fare i conti con una verità sconvolgente.

Di sicuro, la morte del figlio per overdose sembrò in quel momento restituire alla donna il suo equilibrio esistenziale, ma, in realtà, nulla sarebbe stato più come prima.

Oggi, adesso, in quello stesso appartamento, l’amico di una vita per la prima volta si fa attendere, e tarda ancora ad arrivare.

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