Giudici di Pace equiparati ai Magistrati ordinari sotto il profilo Previdenziale e Assitenziale: illegittima reiterazione rapporti a termine

Il commento degli avvocati sanniti Giovanni Romano, Egidio Lizza e Luigi Serino che si sono occupati del caso 

0 619

La Corte di Giustizia riconosce il diritto a ferie retribuite, trattamento pensionistico e tutele assistenziali pari ai Magistrati ordinari e ritiene incompatibile con il diritto dell’UE il rinnovo degli incarichi a termine, pratica da sanzionare. L’Italia si adegui.

Diritto alla piena equiparazione giuridica a fini assistenziali e previdenziali dei Giudici di Pace alla magistratura ordinaria e illegittimità dei reiterati incarichi a termine in luogo di un rapporto di lavoro stabile.

Lo ha deciso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea con la sentenza del 7 aprile 2022 (causa C‑236/20), stabilendo che la normativa italiana è in contrasto con il diritto dell’Unione se crea un trattamento differente, con riguardo alla previdenza e all’assistenza sociale, tra i Giudici di Pace, riconosciuti come lavoratori dipendenti, e la Magistratura ordinaria.

L’importanza della sentenza – commentano gli avvocati sanniti Giovanni Romano, Egidio Lizza e Luigi Serino, che si sono occupati del caso – risiede nel riconoscimento di un palese contrasto tra le direttive UE in materia di lavoro subordinato e le norme nazionali che, da oltre vent’anni, non prevedono per i giudici di pace il diritto alle ferie retribuite, né un regime assistenziale e previdenziale, ivi compresa la tutela della salute, della maternità e della famiglia, analogamente a quanto previsto per i Magistrati ordinari”.

La pronuncia, inoltre, qualifica il Giudice di Pace come lavoratore a tempo determinato che, sempre in base alla normativa UE, non può vedere regolato il rapporto lavorativo in base a reiterati incarichi a tempo. La normativa italiana, dunque, si presenta – ad avviso della CGUE – illegittima anche nella misura in cui consente di rinnovare, fino a tre volte, l’incarico pluriennale conferito, dando così luogo ad una reiterazione abusiva dei rapporti di lavoro a termine, vietata dalle direttive UE. Anzi, i Giudici europei ritengono doverosa l’introduzione, nel sistema interno, della possibilità di sanzionare, in modo effettivo e dissuasivo, detto rinnovo abusivo.

Ciò apre ampio spazio – concludono i legali – all’introduzione di azioni risarcitorie e alla rideterminazione dei trattamenti pensionistici, ma quel che maggiormente conta è che i principi giuridici così delineati dirigono in senso diametralmente opposto a quanto sino ad oggi concretamente fatto dal Ministero della Giustizia, per il quale si impone un cambio di passo”.

In ottemperanza a tale pronuncia, è probabile che lo Stato italiano dovrà ora adeguarsi, sia ripianando il trattamento discriminante utilizzato nel passato per tali Giudici, e in generale per la magistratura onoraria, sia conformando per il futuro la propria legislazione al principio di equivalenza con la magistratura ordinaria, richiesto in ambito europeo.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Ho letto e accetto Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.