Casagiove “fotografata” in una descrizione del 1953

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I. La posizione geografica e la demografia

Il territorio del comune di Casagiove, si estendeva all’epoca, su una superfice di ben 631 ettari, a 53 metri sul livello del mare, a 3 chilometri di distanza dal capoluogo di provincia Caserta. La popolazione, invece, ammontava a 7914 abitanti. Casagiove, inoltre, rientrava territorialmente nel mandamento di Caserta ed aveva un proprio Collegio Elettorale a seguito, ovviamente, del suo ritorno a Comune autonomo successivamente al Secondo Conflitto Mondiale. In quel periodo l’Amministrazione Comunale casagiovese era guidata dal sindaco “sarto” cavalier Michele Santoro, mentre, il ruolo di segretario comunale era ricoperto dal dottor Alfonso Napoletano.

II. La vita religiosa

La vita religiosa casagiovese era suddivisa, fin dal Medioevo, in due “blocchi”: da un lato l’antichissima Arcidiocesi di Capua, guidata in quel periodo dall’arcivescovo monsignor Salvatore Baccarini, mentre l’altra parte sotto la giurisdizione della Diocesi di Caserta guidata da monsignor Bartolomeo Mangino. Nella giurisdizione capuana rientravano, come pure attualmente, le chiese parrocchiali di San Michele Arcangelo e di Santa Maria Vittoria in Coccagna, guidate rispettivamente dai parroci don Marcello Stellato e don Francesco Mingione. Per la giurisdizione casertana, invece, l’unica parrocchia era quella di Santa Croce guidata dal parroco don Nicolino Mastroianni. La descrizione, non per caso, omette la chiesa di San Francesco di Paola, questo perché, come dovrebbe essere noto (ma non lo è a diversi Amministratori Pubblici, così come a molti cittadini, probabilmente per pura ed insensata “convenienza storica”!), la chiesa del Santo calabrese rientrava, e rientra tutt’ora, nel territorio comunale della vicina Caserta.

III. La scuola

Trovandosi Casagiove ubicata nelle immediate vicinanze del capoluogo di provincia Caserta, la presenza scolastica si limitava, soltanto, all’asilo infantile, alle scuole elementari e ad una scuola di avviamento professionale “a tipo agrario”.

IV. Le professioni

Le professioni a Casagiove, in quel periodo, potevano dirsi davvero variegate. Per quanto concerne quelle sanitarie c’erano due farmacie di proprietà dei farmacisti Giuseppe Fiano e di Enrico Molfino, c’era poi un veterinario nella persona del dottor Domenico Tescione, due ostetriche, le signore Giuseppa Verdicchio e Immacolata Canzano, mentre, l’ufficio sanitario locale era gestito dal dottor Vitaliano Palmieri. Due  luoghi, può dirsi che fungevano da ospedale, la clinica “Villa Igea”, il Consultorio O.N.M.I. e il Sanatorio ubicato nell’ “Abetaia” a Coccagna. Nel territorio comunale operavano, all’epoca, i medici: Matteo Cepparulo, Giovanni Cepparulo, Raffaele Sibillo, Gennaro De Lucia, Girolamo Santonastaso. Altre professioni erano quella degli ingegneri, rappresentata da Salvatore Menditto, Pasquale Russo e Carlo Steviano. C’erano, poi, i geometri Savino Rossi, Vincenzo Tarabuso e Vittorio Santoro. Non mancava, ancora, l’attività forense con gli avvocati Giuseppe Castiello, Gustavo Pepe e Mario Carniello.

V. Il commercio e l’economia

Davvero variegata poteva ritenersi anche l’attività commerciale casagiovese. Le non poche tabaccherie gestite da Corrado Cuva, Gaetano Mastroianni, Ernesto Ascione, Vincenza Russo, Antonio Zito. Neppure i caffè (bar) mancavano all’appello e questi erano gestiti da Maria Marciano, Arturo Ferrari, Angelo Melone, Giovanni Casapulla. C’erano poi, i negozi ritenuti “importanti” ma senza specificare cosa, effettivamente, vendessero. I gestori di questi negozi erano: Andrea Centore, Nicola Melone, Ciro Dello Stritto, Gaetano Daniele, Antonio D’Errico, Ludovico Guerino (in realtà Guarino). Nel campo del commercio, si ricollegava anche quello della produzione industriale, cosa che in quel periodo, a Casagiove non mancava affatto. Si trattava, nello specifico, di produzioni legate principalmente alla pasta, alla seta, alla calce e ai laterizi. Tre industrie erano adibite alla produzione della pasta: i pastifici “Sant’Anna”, “Pepe e figli” e “Tarabuso Michele”, c’era una sola filanda serica di cui era proprietario il signor Antonio Messina, Le fornaci della calce erano, invece, gestite da: Girolamo Santonastaso, Francesco Melone, Andrea Melone, Pietro Concilio, Matteo Della Valle, Vincenzo Vitale, Michele D’Errico, mentre, la produzione dei laterizi riguardava soltanto due persone: Michele Santoro e Angelo Crocco. L’attività commerciale della cittadina, può dirsi che all’epoca si basava anche sull’agricoltura legata principalmente alla coltivazione della canapa, del grano e del granone, il tutto caratterizzato da un ambiente naturale fatto di pietre di tufo e calcaree. A vantaggio, poi, delle cennate classi lavorative, c’era la presenza, come pure attualmente, della Cassa rurale ed artigiana posta sotto gli auspici di “S. Vincenzo de’ Paoli”. Il commercio casagiovese, poi, veniva reso più “vivace” dalla presenza settimanale del mercato che, si teneva nel centro cittadino il venerdì. Certamente, a rendere onore a Casagiove, era la presenza di una ditta di autolinee diretta da Alessandro Vozza. I bus della ditta Vozza percorrevano degli itinerari non di poco conto: Albanova (ex Comune in Provincia di Napoli) – Caserta, Albanova – Stazione, San Prisco – Casagiove – Caserta scalo, San Prisco – Santa Maria Capua Vetere.

VI. Il tempo libero

Trattandosi di una popolazione, per la maggiore, occupata nell’industria e nel commercio, non è difficile immaginare che, dopo il duro lavoro, nelle ore di svago, gli uomini in special modo, amassero trattenersi nei “caffè” per consumare e, perché no, per scambiare anche qualche chiacchiera tra amici. Altri luoghi, però, servivano, certamente, a svagare la mente: ben due sale cinematografiche intitolate “Ideal” e “Don Bosco” e per riempirsi lo stomaco, invece, c’era il ristorante denominato “Gelsimori”.

 

Fonti

– Giuseppe Fusco (a cura di), Annuario Generale della Provincia di Caserta, 1953: pubblicazione ufficiale della Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Caserta, Napoli 1953.

– Michele Santoro, Casagiove tra storia e memoria, San Prisco 2000.

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