Al Teatro Civico 14 di Caserta, la compagnia Giglio/Prosperi presenta “Interno Camera”

Uno spettacolo dedicato alla lentezza | 27 aprile e 28 aprile

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Al Teatro Civico 14 sabato 27 aprile ore 20.00, la compagnia Giglio/Prosperi porta in scena Interno camera, progetto selezionato per SCRITTURE di Lucia Calamaro, 2019 Carrozzerie n.o.t. I protagonisti, Marta e Pietro, sono due trentenni che vivono in un minuscolo monolocale. Lei è una scrittrice alle prese col primo romanzo che per vivere scrive contenuti trash su internet; Pietro lavorava come pony bike, ma si è licenziato quando ha rischiato di finire sotto un camion e aveva iniziato ad andare pianissimo e a guadagnare pochissimo. Il testo di Paola Giglio analizza una società in cui lo sfinimento è un valore che impone lo sfiancamento come prova che si è fatto il proprio dovere. Ad interpretare il testo la stessa Giglio con Matteo Prosperi; regia e ideazione scenica sono di Marcella Favilla. Replica domenica 28 aprile ore 18.00. Costo del biglietto 12 euro (intero); 10 euro (ridotto) per under 30 e over 65 acquistabili anche sul sito www.teatrocivico14.it

Marta cede alla stanchezza mentre fa il cambio di stagione; è distesa a terra e non riesce a muovere un muscolo, intanto il telefono non smette di squillare. Pietro non riesce a dormire da quando si è licenziato. Dottorando in filosofia, scrive da anni una tesi sulla ‘lentezza come valore nella vita frenetica di inizio millennio’, ma non riesce a finirla. E se alla fine della giornata, ormai sfiniti, ci si rendesse conto che la corsa non ha prodotto niente? I due sono bloccati in un piccolo monolocale, in cui il passaggio del tempo è scandito dallo spostare mobili, come se la ricerca di comodità corrispondesse alla ricerca di stabilità. Due personaggi che sembrano sospesi tra depressione e paura di non andare da nessuna parte, ma che con fatica si stanno costruendo il proprio futuro. «Ho pensato di raccontare la loro storia – spiega Marcella Favilla – come un flashback dove tutto è già successo tranne l’ultima scena che rappresenta il qui e ora, lo scioglimento della loro condizione, con un finale aperto in pieno stile seriale. Da qui l’idea di un taglio cinematografico in cui i personaggi sono protagonisti ma anche narratori, personaggi che danno corpo alle emozioni attraverso un ballo o un playback in un turbine di ironia e gioco serio. Ad aiutarli c’è la musica, la musica come valvola di sfogo, musica come rifugio, musica come evasione. Il tutto in piena autonomia attraverso un giradischi che come un metronomo, scandisce i loro stati d’animo».

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