Fatti e avvenimenti a Casagiove tra Ottocento e Novecento

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I. L’ispezione scolastica del parroco di San Michele Arcangelo, Don Tommaso Buonpane

Il 30 giugno 1860, qualche mese prima dai rivolgimenti politici che, come è noto, specialmente a seguito della celebre Battaglia del Volturno combattuta tra borbonici e garibaldini, portarono all’annessione del Regno delle Due Sicilie a quello Sabaudo, il Rettore Curato della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo in Casanova (Casagiove), don Tommaso Buonpane, “per commissione” dell’Ispettore Scolastico[1], si portò nella scuola primaria di quel Comune, dove, tra i mesi di maggio e giugno ebbe modo di appurare che i fanciulli ivi presenti furono trovati “molti di numero, ben istruiti nel leggere, nello scrivere, nell’aritmetica, e nella Dottrina Cristiana, ed ognuno secondo la propria Classe”. Inoltre, anche il maestro, affermava don Tommaso che “insegna(va) in presenza”. L’Ispettore Scolastico non poteva fare scelta migliore, facendo ispezionare la situazione scolastica a Casanova, al parroco di San Michele Arcangelo che, vale la pena conoscere meglio. Don Tommaso Buonpane, nacque a Casapulla dal nobile ramo dei Marchesi Buonpane, nel 1825. Zio del più noto Enrico Buonpane detto “il pittore nobiluomo”[2] in quanto artista, dopo gli studi nel Seminario Arcivescovile di Capua, nel 1848 venne ordinato sacerdote per mano dell’Arcivescovo cardinale Giuseppe Cosenza. Successivamente, nel 1852 venne nominato parroco della chiesa di San Michele Arcangelo in Casagiove, dove rimarrà alla guida spirituale fino al 1888. Nominato anche canonico della chiesa cattedrale di Capua, si spense nel 1907 e la sua salma ancora oggi riposa nella cappella gentilizia del cimitero di Casapulla[3].

II. Un “allegro” corteo all’indomani della Terza Guerra d’ Indipendenza italiana

Nel 1866, nonostante fossero passati cinque anni dalla proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861), alcuni territori della Penisola, in realtà, non erano stati ancora espugnati. Tra i mesi di giugno e agosto di quell’anno, difatti, si combatté la meglio nota Terza Guerra d’Indipendenza italiana, dato che al novello Regno italiano ancora non erano stati assorbiti il Veneto, il Trentino e la città di Trieste, quest’ultima, in modo particolare, punto strategico per lo sbocco nel Mar Adriatico. C’era, poi, Roma che, come è noto, verrà assimilata soltanto nel 1870 a seguito della celebre “Breccia di Porta Pia” e, di conseguenza, tolta al governo pontificio del Beato Pio IX. Ad ogni modo, però, le notizie di una possibile guerra circolavano già nel mese di maggio. Il 3 maggio 1866[4], non a caso, “verso le 5 pomeridiane”, un buon numero di giovani “indossanti Camicia rossa e calzoni da Guardia Nazionale”, da S. Maria Capua Vetere passando per Casapulla, “in passeggiata d’allegria per le notizie della prossima guerra”, transitarono pure per Casanova (Casagiove), dove però “trovarono poca accoglienza alle entusiastiche grida di Evviva a Vittorio Emmanuele, a Garibaldi, all’Italia”. Al passaggio del corteo per Casagiove, non avvenne il minimo disordine, poiché quei “nobili e patriottici” giovani si limitarono soltanto ad augurare ai loro compagni casagiovesi il “sentimento patrio pari al loro” ed anche il sentimento, in un certo senso anticlericale, che ancora serpeggiava nella società anche dopo l’avvenuta unificazione peninsulare, tanto che gli stessi giovani “patrioti” inneggiavano pure a “la dimenticanza di tempi che furono e saranno per sempre la Negazione di Dio”.

III. Un Consiglio Comunale per la repressione al Brigantaggio

Il 30 maggio 1866 si riunì in seduta ordinaria il Consiglio Comunale di Casanova e Coccagna (Casagiove)[5]. All’adunanza comunale c’era il Sindaco dell’epoca Giuseppe Santorio, mentre, tra i consiglieri presenti figuravano: Francesco Perrotta, Raffaele Centore, Luigi Castiello, Pasquale Tescione, Francesco Centore, Giuseppe Mingione fu Pasquale, Giacomo Zampella, Pasquale Menditto, Giovanni Lillo, Antonio Della Valle e Giuseppe Mingione. I consiglieri assenti erano, invece: Giuseppe Maurizio, Giuseppe Menditti, Vincenzo Ianniello, Gennaro d’Errico, Pietro d’Errico, Giovanntonio Blasio, Luigi Cirillo e Giovanni Scialla. Una volta aperta la seduta, i consiglieri proposero “che questo Comune ancora concorresse alla repressione del brigantaggio mediante la contribuzione di una somma a libera disposizione del signor Prefetto”. E’ ovvio, che tale proposta, visto il probabile attaccamento dell’Amministrazione Comunale all’ormai nuovo corso politico della Penisola, sotto la guida di Casa Savoia, venne prontamente deliberata, mettendo a disposizione della Prefettura di Caserta “lire trecento da prelevarsi dall’articolo 38 della Categoria 6 del bilancio corrente”. Come è noto, il Brigantaggio postunitario fu un fenomeno alquanto complesso che, non va assolutamente ridotto. Si trattò di un fenomeno sociale che vide protagonisti uomini e donne ancora profondamente legati alla dinastia Borbonica, rovesciata dal trono delle Due Sicilie nel 1860, quando era re Francesco II.

IV. Un furto sacrilego nella chiesa di San Vincenzo dé Paoli

I luoghi di culto da sempre hanno fatto gola ai ladri. Un atto sacrilego si consumò la notte del 10 maggio 1888[6], quando, ignoti ladri penetrando, “mercé scalata” nel piccolo cortile interno, attiguo alla chiesa dell’Arciconfraternita di San Michele Arcangelo (alias San Vincenzo dé Paoli), con un palo di ferro forzarono la porta della sagrestia, entrando perciò nella chiesetta. I ladri sottrassero un bottino non di poco conto, caratterizzato da “parecchi oggetti d’argento e d’oro, come lampade, croci, l’elmo di S. Michele, una coppa per calice, ed altro ancora”, per un valore complessivo di “lire 300 circa”. Nonostante, però, il prodigarsi dell’Arma dei Carabinieri Reali, i ladri rimasero ignoti.

V. Mazzate durante la festa della Madonna di Montecupo

Un tempo la festa in onore della Madonna lauretana di Montecupo si teneva nei giorni che posticipavano la Pasqua e, in particolare, la processione con l’effige della Vergine si snodava lungo le strade cittadine il Martedì in Albis. Ma, il 20 aprile 1897[7], il momento festoso fece posto a quello violento. Durante i festeggiamenti, infatti, diversi giovani “vennero a briga fra di loro ed alzato i bastoni e messo mano ai coltelli se ne scambiarono diversi colpi, per la qualcosa cinque di essi furono feriti”. L’accaduto, senz’altro dai modi Far West, avvenne in una sorta di Saloon, la bettola Palladino, a seguito di un diverbio scoccato tra alcuni clienti. Si rissarono, pertanto, più di una ventina di persone tanto da accendersi una vera e propria battaglia in cui “molti bicchieri, litri e sedie, volarono in aria”. Ovviamente, per lo spavento, avvenne “un fuggi, fuggi indescrivibile”, tanto che, addirittura, due guardie campestri di San Prisco “coraggiosamente” si diedero alla fuga.

VI. Un telegramma del Sindaco di Casagiove Michele Santoro alla famiglia Viviani

Il 22 marzo 1950, a Napoli cessava di vivere il celebre attore e commediografo nativo di Castellammare di Stabia, Raffaele Viviani. La triste notizia non passò affatto inosservata a Casagiove, grazie soprattutto al legame, in qualche modo politico, che accomunava l’allora Primo cittadino Michele Santoro con la figlia dell’attore, l’Onorevole Luciana Viviani. Michele Santoro, di professione sarto, guidò amministrativamente Casagiove, a seguito della riconquistata autonomia comunale avvenuta nel 1947, mentre, Luciana Viviani, piuttosto che seguire le orme artistiche paterne, pensò bene di diventare partigiana prima, per poi darsi alla politica nel fronte comunista. Ad ogni modo, il Sindaco di Casagiove ritenne opportuno inviare le sue “condoglianze” a Luciana per la dipartita del famoso papà: “L’improvviso decesso di tuo padre addolora me e l’Amministrazione tutta. Prego di accettare vivissime condoglianze dall’intera popolazione”[8].

Note

[1] Archivio Storico Privato di Antonio Casertano.

[2]Paola Saviotti (a cura di),  Artisti in Casapulla: Enrico Buonpane “il pittore nobiluomo”, Casapulla 2009.

[3] Ringrazio l’amico Angelo Tierno per la segnalazione della lapide funeraria.

[4] La Campania. Giornale ufficiale della Provincia di Terra di Lavoro, 5 maggio 1866.

[5] La Campania. Giornale ufficiale della Provincia di Terra di Lavoro, 4 giugno 1866.

[6] Monitore Campano. Giornale Settimanale, 19 maggio 1888.

[7] La Guerra, Anno III, Numero 9, Caserta – Capua 25 aprile 1897.

[8] Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”, sezione Lucchesi Palli, Raccolta Raffaele Viviani T275.

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