ERA IL 1946 QUANDO TORNAMMO A CHIAMARCI CASAGIOVESI

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ERA IL 1872 QUANDO SCEGLIEMMO DI DIVENIRE CASAGIOVESI

Oggi è il 20 di settembre. In questo stesso giorno del 1946, settantacinque anni orsono, Enrico De Nicola, Capo Provvisorio dello Stato firmava il Decreto che restituiva a Casagiove la dignità di Comune e la sua autonomia dal Capoluogo. Erano trascorsi quasi vent’anni da quell’inizio di gennaio del 1927 quando la Terra di Lavoro, tra le più popolose ed estese province dell’allora Regno, fu cancellata, unica in Italia, per decreto dal regime fascista. Caserta perse, così, per un provvedimento non compreso ancora pienamente dagli storici e dalle popolazioni locali mai condiviso, il rango di capoluogo e i Comuni di S. Leucio, Casagiove, S. Nicola La Strada e S. Marco Evangelista, privati dell’autonomia, furono destinati a divenire frazioni della città.

Erano trascorsi quasi vent’anni, lunghi di una guerra devastante, di dolore e di fame, di umiliazioni e di libertà negate.

Nell’aria si respiravano tempi nuovi. Il Referendum del 2 di giugno del ’46, che aveva visto, finalmente, alle urne anche le donne, aveva decretato la fine della Monarchia, alla quale i Casagiovesi erano legati e per la quale avevano votato per tre quarti della popolazione, allora di oltre settemila persone.

La politica tornata plurale, il confronto passionale la democrazia tornata a vivere sulle piazze. Le elezioni comunali del maggio del ’47 ci ridanno il Consiglio Comunale e il primo Sindaco dopo la riconquistata autonomia; è Michele Santoro, sarto, socialista, a capo di una lista del Fronte Popolare. Segue la lista dell’Uomo Qualunque e, poi, la Democrazia Cristiana.

E’ bello sapere che veniamo da lontano e abbiamo voglia di andare lontano.

Gli insediamenti Sanniti, la Capua degli Etruschi e poi dei Romani, il tempio di Giove Tifatino, Annibale acquartierato sulle colline, la Reggia Vanvitelliana, la presenza Borbonica in città, le battaglie risorgimentali provano radici antiche di quei casali che si affacciarono alla storia coi nomi di Casanova e Coccagna.

Così si chiamò, quindi non più solo Casanova, la comunità nel 1863. Ma il ripensamento stava già maturando. Meglio un nome solo, chiudendo una sottile e antica rivalità tra i due insediamenti, pensò e votò il Consiglio Comunale il 30 ottobre del 1871.

Il nome scelto era CASAGIOVE, con riferimento al Tempio di Giove Tifatino, di cui abbiamo, oggi, la prova storica della effettiva esistenza a quota 526 dei Tifatini.

Il Re Vittorio Emanuele II con decreto del 17 febbraio del 1872 confermò la richiesta avanzata dal Consiglio Comunale.

Si avvicina, dunque, il 150° anniversario di quell’evento.

150 anni dell’assunzione del nome, 75 anni dalla riconquistata autonomia e nel crocevia della storia anche i 100 anni della Cassa Rurale, oggi Banca di Credito Cooperativo.
Un’occasione eccezionale per guardare al nostro passato con l’intento di ritrovare le ragioni su cui costruire un futuro migliore.

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