SI: Asili nido, solo 4 le regioni italiane che raggiungono l’obiettivo europeo

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La quota prevista è 33 posti ogni 100 bambini sotto i 3 anni. La raggiungono Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana.
Gli asili nido spesso sono il primo luogo di socialità del minore al di fuori della famiglia di origine;significa che può essere un’enorme occasione per ridurre quel bagaglio di disuguaglianze che ereditano, loro malgrado, i bambini provenienti da contesti svantaggiati. Un’opportunità formativa unica, tanto più equa quanto più disponibile anche per le famiglie in disagio economico o meno integrate nella società.
Gli asili nido sono la prima opportunità educativa per i bambini che vengono da contesti svantaggiati.
La diffusione degli asili nido non riguarda solo la conciliazione della vita familiare con quella lavorativa. È vero che la loro assenza (o presenza a costi proibitivi) può essere un ostacolo insormontabile per la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, con conseguenze negative sul reddito delle famiglie e quindi anche sulla condizione materiale dei figli. Ma estendere la rete dei servizi per la prima infanzia (quella che coinvolge i bambini sotto i 3 anni) ha delle ricadute che non si limitano solo agli aspetti economici. Data la loro valenza formativa, rendere i servizi per la prima infanzia universali, più diffusi e accessibili, è una delle sfide decisive per il nostro Paese.
Per questo la normativa europea e quella nazionale hanno fissato degli obiettivi da raggiungere nell’offerta di asili nido. Il consiglio europeo tenuto a Barcellona nel 2002 ha posto come traguardo per gli stati membri che i posti disponibili nei servizi per la prima infanzia coprano almeno un terzo della domanda potenziale, cioè il 33% dei bambini sotto i 3 anni. Obiettivo recepito anche dalle leggi italiane, ultimo il decreto legislativo 65 del 2017 che ha ribadito questo impegno.
A che punto siamo? I dati più recenti, pubblicati da Eurostat, mostrano alcuni progressi, per quanto calcolati rispetto alla popolazione 0-3 anni. In questa fascia d’età, l’Italia è al 34% (Eurostat, 2016), mentre rispetto a quella 0-2 anni si colloca attorno al 23% (Istat, 2014/2015)
I dati fanno riferimento al 2014. Disaggregati a livello regionale, mostrano come solo Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna, la provincia autonoma di Trento superino la soglia del 33%. La Toscana l’ha praticamente raggiunta, con un dato di poco inferiore.
Il resto del centro-nord insegue.
Tutte le altre sono ancora lontane dall’obiettivo europeo, con delle differenze significative.
Colpisce come in fondo alla classifica si trovino solo regioni del mezzogiorno dove emerge una carenza di strutture dedicate alla prima infanzia, in alcuni casi drammatica
In tre grandi regioni meridionali come Sicilia, Calabria e Campania, i posti disponibili non bastano nemmeno per un bambino su 10!
“Governo ed Enti locali hanno il dovere di intervenire presto,mettendo le nostre regioni del Sud in linea con gli obbiettivi europei e nazionali!”

Sinistra Italiana federazione di Caserta

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